venerdì 19 febbraio 2010

Abbiamone cura !

Iniziando questa collaborazione in una rivista dedicata alla scuola e con uno spazio specifico dedicato all’infanzia, mi viene in mente un titolo e lo vorrei citare subito: “ abbiamone cura!”
La scuola dell’infanzia sta dentro al percorso o al curricolo scolastico da parente povera, sottovalutata e senza voce nei vari istituti comprensivi, sempre presi dalla quotidianità e dalle emergenze.
La scuola dell’infanzia è invece un segmento importante, da riconoscere e non sottovalutare, in quanto osservatorio di quello che sta accadendo o che accadrà dentro alla società e alla famiglia, con tutti i suoi cambiamenti.
Questa sua importanza ci veniva spesso ricordata nei continuativi rapporti che avevamo con l’università, rapporti che ultimamente si sono molto assopiti.
E veniva ricordata anche dagli psicologi, che valorizzavano il valore dell’educare in questa fascia d’età, per affrontare gli aspetti critici della condizione infantile, i bisogni del bambino, che sono gli stessi che si troveranno di fronte nell’età adolescenziale in modo più problematico e amplificato.
La scuola dell’infanzia si è fatta strada da sola, ha provato, ha ricercato, ha tentato nuove strade, ha avuto momenti in cui si è lasciata andare, tentando di sopravvivere alle continue discontinuità politiche che incontrava lungo il suo percorso: problematiche come il precariato (sia docente che collaboratore scolastico), gli spazi a volte angusti dove si doveva continuare a svolgere il lavoro, ma è sempre e ancora lì.
Sostenuta dal personale che ci crede, che crede nella collaborazione e nella partecipazione dei genitori, che crede nel valore educativo fatto di proposte, attività, ma soprattutto carico di valori e significati che vuole passare ai bambini e alle famiglie.
La scuola dell’infanzia è e rimane un grande laboratorio dove addestrasi alla socialità, alla partecipazione sia dei bambini che dei genitori.
Questo, tutto questo, richiede impegno, pensiero, formazione continua delle persone che si offrono in questa professione.
La mia famiglia (famiglia di operai della fine anni 60-70) si è impegnata per permettermi di studiare e di diventare insegnante, perché per loro il lavoro era importante; avere una cultura, una autonomia in quanto donna, ma in particolare (come diceva mia madre) il valore vero era quello di avere un lavoro che mi permettesse anche di seguire la famiglia, perchè le maestre, diceva, lavorano a metà tempo.
Credo che questo lavoro non vada inteso così come diceva mia madre, (che non se ne capacita ancora) bensì è e deve essere professionalmente rivolto ad una scuola a tempo pieno, e non per il tempo ampio fine a se stesso, ma per l’ottica maggiore con cui guardare i bambini… La scuola ha bisogno di insegnanti che sappiano pensare, guardare, costruire, per la scuola.
Occorre tempo per pensare, programmare e fare ricco questo modello di scuola, occorre offrire un tempo vero e non tolto a qualcosa, perché la scuola dell’infanzia è vera scuola, una scuola che ha bisogno di energie,di cura e di fiducia collettiva per continuare a crescere…. Per questo scrivo: Abbiamone cura!!!

Rina Gherardi